Lino Franchetto è il terzo dei cinque figli di Alfonso Franchetto – Antonio, Pierina, Paolo e Giuseppina – che nel 1978 partecipò con piccole mansioni, assieme ai fratelli, alla piantagione del primo seme di Radicchio, che ha portato più tardi i nipoti Nicola e Alessandro ad appassionarsi all’attività e fondare il “Fiore della Salute”. Abbiamo pensato di intervistarlo per voi, per farvi conoscere meglio il nostro mondo.
- Quando hai iniziato ad occuparti del Radicchio e come è nata la passione per questo mestiere?
La nostra famiglia ha iniziato ad occuparsi del Radicchio verso la fine degli anni Settanta, dapprima in maniera marginale, per poi aumentarne il volume di produzione con l’aumentare dell’esperienza. In particolare, fu uno dei nostri zii materni il primo ad avviarne una coltivazione nella zona di S. Cristina (Treviso) ai tempi del dopoguerra, seguito poi da nostro padre nel 1977.
Io e i miei fratelli abbiamo iniziato a conoscere il lavoro dei campi fin dalla più tenera età, e è proprio da lì che ne è nata una forte passione, trasformatasi poi in professione, merito soprattutto del clima di cooperazione familiare che si respirava in quegli anni: ci si aiutava a vicenda come si poteva, uniti tutti da un unico interesse, quello per il Radicchio.
- A tuo parere, come viene percepito dal cliente il Radicchio?
In tutti questi anni di esperienza nella coltivazione del Radicchio ho percepito una cosa: per capire il vero valore di questo ortaggio non basta assaporarlo, è importante coglierne la laboriosità di lavorazione.
È proprio quando un consumatore ha l’occasione di farci visita durante la fase produttiva, infatti, che riesce a cogliere a pieno il valore del nostro prodotto, rimanendone estasiato. Vedere dal vivo l’intero procedimento di produzione del Radicchio, permette ai consumatori non solo di dare concretezza al concetto di qualità che è intrinseco al nostro prodotto, ma anche di giustificarne il costo. Non è un caso che la frase che mi sento ripetere più spesso dai clienti che passano a trovarci è “ora comprendo il motivo del suo prezzo”.
Inoltre, un altro aspetto che affascina particolarmente i consumatori è scoprire che la bontà del Radicchio tardivo deriva proprio dai sali minerali contenuti nell’acqua di falda a 200mt di profondità, che vengono assorbiti dalla pianta durante la fase di imbianchimento.
Un discorso a parte va fatto, invece, per la clientela estera, che da anni associa al Radicchio trevigiano un grado di prestigio estremamente elevato, non battendo minimamente ciglio di fronte al suo prezzo.
- Quali saranno, secondo te, gli sviluppi futuri in merito al consumo del Radicchio? Credi che ci sarà un’evoluzione nella coltivazione e nell’utilizzo di tale ortaggio?
Per quanto riguarda il consumo, c’è da dire che in passato la maggior parte della consumazione aveva luogo nella zona del nord Italia, dove il prodotto era maggiormente conosciuto. Col passare degli anni, invece, grazie all’attività di promozione che è stata fatta, anche il resto d’Italia e l’Europa stanno registrando una crescita in termini di consumo, dato che fa ben sperare per il futuro del Radicchio di Treviso IGP.
Dal lato della coltivazione, invece, c’è stata un’importante evoluzione negli ultimi anni, soprattutto se si considera che fino a 50 anni fa tutto il Radicchio si assomigliava, per cui non esistevano le varietà di prodotto che conosciamo oggi in termini di aspetto e gusto. Ciò nondimeno non penso potrà esserci un’ulteriore stravolgimento in un futuro prossimo, in quanto oramai ogni zona del trevigiano ha consolidato le proprie tecniche di lavorazione, ma piuttosto credo potrà esserci un miglioramento nelle modalità di svolgimento di tali tecniche. Ne è un esempio la tecnica dell’imbianchimento, introdotta più recentemente, che ha permesso di sviluppare un prodotto sano e nutriente e che difficilmente verrà rimpiazzata da un’altra tecnica produttiva.
Un ringraziamento speciale a Lino da tutto il Team del Fiore della Salute.